Date al cesareo… (seconda e ultima parte)

prima parte

– Come la vuole posizionata, dottoressa?

– Così va bene, seduta con le braccia in avanti. Questa è la mia posizione preferita, evidenzia bene… ehm signora?

– Sì?

– Ce la fa a piegarsi un po’ di più in avanti?

– Di più???

– Si lasci andare, lasci andare le braccia.

– Non so se ha visto che cosa ho qui, se mi piego ancora mi strozzo.

– Allora provi a inarcare la schiena…

– Auch.

– Inarchi!

– Hmmmfff.

– Sta inarcando???

– Ci sto provando!

– Si rilassi. Infermiere mi aiuti, spinga un po’. Spinga! Lei invece tiri, la tiri in avanti. Ecco! Fermi così!

Anestesia spinale o subaracnoidea: è un tipo di anestesia regionale che viene eseguita iniettando una dose di anestetico dentro lo spazio dove c’è il liquido che circonda il midollo spinale e le origini delle strutture nervose. Complicanze:…

– Adesso cerco il punto esatto per l’iniezione. Sentirà solo una leggera punturina. Ferma, ferma. Feeeerma.

– Ahhhhhhhhhhhhh

– Non è niente. Si sdrai.

– Cosa mi succederà ora?

– Tra pochi minuti non sentirà più nulla dalla vita in giù.

– E poi?

– E poi comincerà l’intervento.

– E poi? E poi? Mi si è chiuso il browser proprio alla parola “complicanze”.

– Cosa sente? Freddo o caldo?

– Freddo! Non sono mica scema, quello è un pezzo di metallo, ce lo aveva in mano lei, dove dovrebbe essersi scaldato?

– E qui cosa sente?

– Non sento più le gambe…

– Come?

– NON SENTO PIU’ LE GAMBE!

– E meno male! Non le DEVE sentire le gambe.

– Non le sento più, non le sento più, non le uhmph sento argh più, e guardi che mi sto sforzando. Mi sforzo, mi manca la forza, non si muove più niente. Non ho più le gambe, non…

– Metta questa.

– Cosa succede? Che cosa è? Mi addormentate?

– Nooooo, resterà sveglia tutto il tempo! Così potrà assistere alla nascita del suo bambino.

– E’ una bambina, e comunque io non voglio assistere.

– Questa è la maschera dell’ossigeno. La aiuterà a respirare.

– Respirare. Devo respirare. Umph, non si muove più niente. Non ce la faccio!

– Si concentri sulla respirazione.

– Sta andando tutto bene?

– Sta andando tutto bene. Lei non li vede ma dietro ci sono due monitor collegati a questi sensori, e noi li guardiamo in continuazione.

– Mi raccomando non si distragga… non riesco a muovermi… respirare… complicazioni: arresto cardiaco 6,4 su diecimila , morte 1,4 su diecimila, danno neurologico 5,9 qui c’è poco da stare allegri…

– Da dove viene lei signora?

– %&£$&((

– Come dice?

– Guardi che non ho voglia di fare conversazione.

– Come? COSA DICE?

– Credo che non abbia voglia di parlare…

– N..n sco.. spi..ra..ra.. re… spir..o… ma..

– Toglile la mascherina che non sento.

– Mi manca res il res.. mi manca… il res… respiro ma.. le

– Ihhhhh questa!

– Ehm Antonio, guarda. C’è bradicardia.

– Ecco la sapevo! Shock anafilattico! Lo sapevo, lo sapevo.

– Mettile 0.50 di atropina nella flebo.

– Non respiro, non riesco a respirare, blocco cardiaco, lo sapevo che non poteva andare tutto bene, mi manca il respiro, non…

– Ha reagito subito. Il battito è tornato normale. Signora, va meglio?

– Non respiro, non ce la faccio… Eh? Sì, sì, respiro di nuovo! Sto respirando! Forse è meglio se mi calmo. Non posso andare avanti così. Non sento le gambe. NON SENTO LE GAMBE!

– Come dice?

– Quando mi torneranno le gambe?

– Presto, presto, signora.

– Fra quanto tempo? Quanto presto? ODDIO!

– Hanno cominciato. Stia tranquilla, sta andando tutto bene.

– Il tubo sulla spalla, si è riempito di sangue, a fiotti, passa a fiotti, il sangue, è tantissimo, proprio lì deve passare questo tubo? A un centimetro dal mio naso… Non lo devo guardare, non lo devo guardare… IHHHHH sono io quella? E la cuffietta? Sulla punta del cranio certo che serve a molto! Che faccia! Terrore, direi. Dottoressa, le sto stritolando la mano? Un po? Ancora sangue! Troppo sangue… State monitorando? Non è che ne sto perdendo troppo. Ehi lì dietro, tutto ok?

– Hai visto le ultime foto di Berlusconi a villa Certosa?

– Quali? Quelle di Topolone?

– Quelle, quelle. Topolanek con una semi-erezione…

– Dice che sono un fotoritocco.

– Sì, sì, sicuramente. Anche la tipa seminuda in piscina?

– Massima concetranzione, vedo. Respirare, respirare, muovere le gambe, non si muovono, i piedi, non si muovono. I lombi non si muovono. Respirare. Non sforzarti, Timotea, non insistere. Non ce la faccio mi devo muovere. NON SENTO LE GAMBE.

– Tutto ok, signora. Come si chiamerà il suo bambino?

– Tanto non vi interessa sul serio. E poi è una bambina.

– Piero?

– Antonio, ti ha detto che è una femmina.

– Continuate a monitorare, non monitorate?

– Allora si chiamerà Piera. Piera?

– Argentea. Si chiamerà Argentea.

– Ah…

– Lo avete chiesto voi.

– Ci siamo, ce l’hai?

– Sì.

– Tu tiri e io spingo. Pronto?

– Vai!

– E’ nata! E’ una bambina, signora, lo sapeva? Come si sente?

– Come una trota sventrata. Ho sentito che mi strappavano le interiora…

– AUGURI MAMMA!

– AUGURI MAMMA!

– AUGURI MAMMA!

– AUGURI MAMMA!

– Tralasciare il ridicolo protocollo? C’è sangue dappertutto, fermate prima il sangue, richiudete tutto… dove andate?

– Qualcuno guardi l’orologio, guardate l’orologio.

– Le 11 e 57, segna.

– Dove andate tutti? E se c’è bisogno qui? Non avete ancora finito…

– Stia tranquilla, signora, adesso le porteranno la sua bambina.

– Ma io non la voglio vedere! Non sono ancora pronta… vedete anche voi in che condizioni sono. I punti, l’ossigeno, ho le gambe paralizzate che chissà se torneranno a muoversi un giorno.

– Non dica così, povera bambina, lei la vuole vedere! Non la faccia diventare triste.

– Ho detto che NON la voglio vedere adesso, dopo, dopo, vi prego do…

– Eccola qui, Argentea! Vedi? Questa è la tua mamma!

– Poverina!

– Le dia un bacio.

– Ma poi la riprendete voi, vero?

– Adesso la laviamo per benino, e poi stia tranquilla gliela riportiamo più tardi.

– L’ha vista bene? Sa come mi ha guardato? Con lo sguardo di riprovazione di mio padre.

– Suo padre? Sì. Ci sono i suoi genitori di là, dopo potrà salutarli.

– Fate presto, salvatemi. Prima che sia troppo tardi. Chiudete tutto, attenti alle infezioni, ho freddo, mi manca il respiro… non sento le gambe… non lasciatemi niente in pancia, ho letto cose terribili a riguardo. Non sento le gambe… quando mi torneranno le gambe?

Date al cesareo… (prima parte)

– Guardi, signora, ho quasi deciso, anzi ho praticamente deciso di cesarizzarla.

– Cesa… COSA? Ma che parola è? Avete sempre detto “fare il cesareo”, CESARIZZARE??? Non vorrà mica dire che questa volta fate sul serio? Io non sono pronta.

– Non mi guardi così, signora. La pressione non è uno scherzo. Il suo bambino prima lo tiriamo fuori, meglio è.

– E’ una bambina.

– Ho già richiamato la squadra della sala operatoria. Infermieri, preparate la paziente.

– MA IO NON SONO PRONTA, nemmeno se mi preparano, non sono pronta nemmeno preparata. Sono spreparata. Nessuno mi può preparizzare in questo momento, NESSUNO. Dottoressa, e poi…lei dimentica un dettaglio non indifferente, in questo giorno cruciale della mia vita…non posso, non devo… sono sola!

– Suo marito non la può raggiungere?

– No! Pensi che si trova a 300 km da qui, non arriverà mai in tempo! Non potete farmi questo mentre sono qui DA SOLA! Nessun futuro padre a tenermi la mano come in televisione. Nessun uomo che faccia forza ad una povera donna in difficoltà.

– E i suoi genitori? Può chiamare i suoi genitori.

– I miei genitori? I miei genitori sono anziani. Farli guidare fino a qui alle 11 di notte non è prudente, e se li chiamo adesso potrebbero spaventarsi… e poi i miei genitori non è la stessa cosa, io ho fatto il corso preparto, mica si parlava di genitori, sa, il padre, la presenza del padre…

– Signora Timotea, mi segua.

– Infermiera, non sono pronta!

– Deve andare in bagno? Vada, vada, abbiamo ancora qualche minuto.

– Ecco sì, mi devo fare la doccia, mi devo lavare, e lei capisce che con questa pancia, in queste condizioni non sarà roba di un minuto…!

– La aspettiamo, la aspettiamo. Neanche la squadra della operatoria è ancora pronta.

……………………………………………

– Pronta?

– Non proprio, ma ho la camicia per il parto… quella carina, rosa, con i bottoni sul davanti…

– Venga con noi, ci segua. Adesso si spogli.

– E la camicia da notte…???

– Che problema c’è? Gliela diamo noi la camicia per la sala operatoria. Dia qua. Gliela mettiamo nel suo armadietto. Dia! Salga sul lettino. Ecco. Scivoli in basso, di più, di più, DI PIU’ come per le visite ginecologiche.

– Ehm, vede, anche lì non sono mai stata molto collaborativa.

– Apra bene che adesso le facciamo barba e capelli!

– Meno male che c’è lei così simpatica…

– Gervasio, tu le metti la farfallina intanto io le inserisco il catetere. Signora, le hanno mai inserito un catetere?

– No… senta e questa cosa della farfallina?

– Niente di grave, servirà per la flebo. Si rilassi, aspetti, Gervasio ce la fai?

– Tutto sotto controllo, Cesira.

– Non sentirà quasi nulla, adesso inserisco… ehhhhh fatto!

– Dio mio! Peggio della cistite, peggio di… ahi la mano!… ehm… infermiere, INFERMIERE!

– Sì?

– Non vorrei disturbarla, magari sarà normale, sto bagnando di sangue il pavimento! Dalla farfallina…

– Azzarola! Non me ne ero accorto. Almeno siamo sicuri che l’ago sia in vena, eh!

– Che allegria… Ehm, però, la pozza…

– Come?

– Il sangue. Il sangue sul pavimento. Non dovrebbe asciugarlo?

– Cessu! Non lo avevo visto, Cesira, passami la carta… ecco fatto, fatto, era solo qualche goccia! Già gliene rimane di sangue, signora!

– Mi immagino quanto me ne lasceranno, dopo avermi squartato sul banco del macellaio, fatta a pezzi, ridotta in brandelli!

– Come?

– Nulla, nulla. Ma… è proprio deciso? Non si può rimandare? Un ultimo desiderio.

– Sala operatoria pronta. Scendiamo, Gervasio.

– NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOoooooooooooo

– Come sarebbe, Cesira, che scendiamo? Non vengono loro a prendersela?

– oooooooooooooooooo (pure l’infermiere deficiente mi doveva capitare???) oooooooooo

– Non ti ricordi? Cesareo programmato vengono loro, cesareo d’urgenza andiamo noi.

– Ahhhhh, ora capisco.

– Infermiera, sono un’urgenza?

– Sì. Cioè, stia tranquilla, tecnicamente lei è un’urgenza, ma praticamente… vede… è la pressione, se non fosse per la pressione…

– La paziente gestotica?

– Sì, dottoressa, la portiamo in sala operatoria.

– Gestotica? Ho sentito gestotica? Gestosi? Alla fine ho la gestosi?

– Signora Timotea, non si agiti tanto, tra l’altro è peggio per la sua pressione. E’ una cosa abbastanza comune, con la pressione così alta i medici non se la sentono di rischiare.

– Vedrà, signora, come le scende in sala operatoria!

– Gervasio!

– Cosa? Le scende, le scende. Appena le fanno la spinale. Fiuuuu, pressione a terra. Ma su, faccia un sorriso! Tra pochissimo vedrà il suo bambino!

– E’ una bambina. E gradirei meno gaiezza in una situazione simile.. tra pochissimo quanto? Quanto dura? Quanto dovrò rimanere sotto le mani del macellaio?

– Quanto, Cesira? Venti minuti?

– Più o meno… si sdrai, signora, ce la fa?

– La pancia mi soffoca, non sono sicura di resistere a lungo… Stiamo scendendo? Non possiamo evitare questo punto di vista da ultimi minuti di un condannato a morte? Il soffitto dell’ascensore, i muri sporchi. Il sotterraneo. Una bella metafora, direi, nel sotterraneo. Proprio nel sotterraneo deve succedere. Ipertensione: seconda causa di mortalità materna in gravidanza. Può causare distacco di placenta, emorragia cerebrale, insufficienza epatica e renale. Distacco della placenta: può causare forti emorragie, pericolose per madre e bambino. Emorragia cerebrale…

– Ecco la futura mamma! E’ arrivata, è arrivata la paziente. Cosa abbiamo qui? Proteinuria, ipertensione… Perché quella faccia? Preoccupata?

– Veda lei…

– Adesso risolviamo tutto, pochi minuti e vedrà finalmente il suo bambino.

– E’ una bambina.

– Io lo sapevo, me lo sentivo oggi. Praticamente ero già sulle scale di casa…

– Questo succede a dare la disponibilità.

– Chi c’è di turno?

– La dottoressa Macciotti.

– Allora più che un’intuizione, era una certezza.

– Signora, tutto ok? Sta bene?

– No.

– Come no? Cosa c’è?

– Preferirei non essere qui.

– Eh lo so, il cesareo può essere una delusione. Tutte vorremmo partorire in maniera spontanea.

– Io proprio non vorrei partorire. Non avevo realizzato prima d’ora, che il momento sarebbe venuto e che non sarei stata pronta.

– Mi dia la mano e sorrida. Io sono l’anestesista…

– LEI???? Ma ce li ha 18 anni? Mi hanno mandato la stagista del primario????

– Questo è il mio collega che le farà qualche domanda e poi dovrà firmare la liberatoria.

– Giustro per capire quanto siete sicuri che andrà tutto bene…

– Buona sera, sono Antonio. Ora le farò qualche domanda e poi saremo pronti.

– OK.

– Ha mai fatto l’anestesia?

– No.

– E’ allergica a qualche sostanza?

– No.

– Bene.

– Che io sappia, non essendo mai stata operata….

– Adesso firmi qui.

– FINITO??? E questa sarebbe la visita anestesiologica? Veramente accurata! ASSASSINI!

seconda parte